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Vista dalla camera d'albergo

Sveglia, colazione con dolcetti comprati ieri in un supermercato e caffè (in camera c'è bollitore e bustine varie).

Chiusura bagagli e poi via nell’ora di punta. Abbiamo dovuto far passare 2 metrò prima di deciderci a entrare in 3 porte diverse (coi bagagli eravamo ingombranti). 

I giapponesi chiedono sempre scusa per tutto, ma per scendere o salire dal metrò no, passano e basta, si comprimono e non fanno una piega. Prima di salire però fanno per benino la fila. In alcune banchine dove passano più treni, ci sono disegnate le file per le diverse destinazioni in modo da fare una fila per ogni carrozza e per ogni treno.

In aeroporto tutto a posto, controlli molto rapidi (non fanno togliere niente dai bagagli).

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Takeshita street

Ultimo giorno a Tokyo. 

Stanotte terremoto!! È durato il tempo di svegliarci, dire “c’è un terremoto” e poi stop. Il cellulare di Luca si è "svegliato" con un allarme terremoto sullo schermo. Noi eravamo al 17° piano quindi si ballava bene, ma è durato pochissimo.

Colazione nello stesso locale di ieri.

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gatto gigante

In albergo non c'è la colazione, quindi siamo andati in un locale che faceva cose un po’ più occidentali (caffèlatte, cioccolata, delle cose di sfoglia dolci e salate).

Filippo poi è voluto ritornare in albergo a riposarsi un po’, io e Luca invece siamo andati in giro.

Per prima cosa siamo andati a vedere un grosso tempio (Asakusa). Gli edifici principali erano rifatti in tempi recenti, ma c’erano alcune statue e altre cose più vecchie. Questo santuario era strapieno di gente, soprattutto tantissimi studenti giapponesi in gita. è probabilmente un luogo di culto molto importante, ma altri templi visti nei giorni scorso mi sono piaciuti di più.

Nelle viette intorno ci sono bancarelle di oggetti più o meno sacri, negozi di cibo e vari teatri (questi ultimi erano per la maggior parte chiusi e avevano sulle saracinesche immagini di spettacoli).

Qui abbiamo trovato un piccolo locale che faceva il polpo pressato, quello che non eravamo riusciti a mangiare a Eno-Shima per via della fila. Questa volta c’era pochissima fila quindi lo abbiamo preso.

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Diario di viaggio – le foto seguiranno – scusate gli errori, non ho riletto e il correttore automatico fa pazzie

Sveglia e colazione con una gaufre al matcha trovata ieri in un supermercato. A quanto pare c'è una marca che vende cose belghe che vanno molto di moda.

Abbiamo preso un taxi fino alla stazione, in 4 costava poco più del bus. i sedili erano tutti ricoperti di stoffa bianchissima coi pizzi.

Siamo arrivati in ampio anticipo insieme alla folla dei pendolari e ci siamo comprati delle bento box che abbiamo mangiato sullo Shinkansen per Tokyo. Siamo usciti per un po’ dalla zona urbana e abbiamo attraversato paesini tra risaie e montagne. Ad un certo punto si è visto benissimo il monte Fuji.

Ci siamo quindi immersi di nuovo nel metrò di Tokyo e siamo andati all’albergo. Questa notte dormiremo separati da Davide: domani deve prendere l’aereo la mattina e dorme in un posto più vicino all’aeroporto.

La camera era già pronta e quindi siamo saliti tutti e 4 a lasciare i bagagli. Ci siamo poi diretti a piedi verso l’edificio del governo della città metropolitana di Tokyo: un grattacielo con due torri. Si può salire al 45° piano gratuitamente per ammirare la città dall’alto. La vista era magnifica, purtroppo la foschia all’orizzonte impediva di vedere bene le montagne sullo sfondo e il Monte Fuji lo si intuiva e basta.

Scesi di nuovo a terra, siamo tornati al quartiere Akihabara (dove eravamo già stati uno dei primi giorni) e ci siamo un po’ persi a guardare vari negozi di modellismo, manga, gadgets vari. Vendono una quantità di roba assurda ma molta è probabilmente troppo da giovani, non riconoscevamo quasi nessuno dei personaggi. Siamo quindi andati in un posto che aveva tantissimi distributori di palline perché Davide voleva prendersi delle palline sorpresa prima di partire. Ne ho prese alcune anche io: un cibo in miniatura, un gatto che mangia, un gatto con vaso.

Ci siamo poi fermati a mangiare (anche se era prestissimo) in un posto di spiedini. La cameriera parlava un inglese un po’ approssimativo, comunque abbiamo ordinato un po’ di spiedini e altre cose. Io e Luca ci siamo presi il saké. Non era un posto luccicante, ma aveva un suo fascino e comunque era pulito e corretto.

Abbiamo quindi ripreso il metrò​ per l’albergo, dove Davide ha recuperato i suoi bagagli e ci ha salutati. Ci ha poi scritto di essere arrivato sano e salvo all’albergo. Speriamo che domani prenda l’aereo.

L’albergo dove siamo noi ha 21 piani, ha un enorme atrio e una caffetteria che però a quanto pare non funziona. Ho fatto una lavatrice, ma per arrivare al locale lavanderia bisogna passare per dei corridoi un po’ loschi. Non so perché ma questo albergo non mi piace molto. Non c'è il bagno (nel senso del bagno caldo giapponese) ma c'è la sala fitness. Le camere comunque sono corrette, con vasca e doccia e c'è una bella vista dal 17° piano.

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Sveglia, colazione e poi treno per Nara.

C'erano dei problemi su una linea, con addirittura dei treni cancellati, per fortuna ci sono due linee di due società diverse per Nara. I problemi sulla linea erano probabilmente dovuti alle forti piogge di ieri. 

La mattina la televisione mostrava 3 notizie principali: il terremoto nel centro del paese che sembra abbia distrutto un paio di casette e forse un vaso in un museo, le forti piogge che invece hanno fatto più danni e l'incoronazione di Re Carlo con inquadrature dell'imperatore (credo) e consorte seduti di fianco a qualche emiro.

Arrivati a Nara, abbiamo fatto qualche passo e siamo stati assaliti da cervidi di media grandezza, alcuni coi pallini tipo bambi, altri con piccoli palchi. Facevano l'inchino e volevano i biscottini. Era pieno di venditori di biscotti ufficiali per cervidi (non so che specie fossero). Ne abbiamo comprati un po' e io ne ho messi alcuni nella tasca della giacca (c'era il sole ma soffiava un bel venticello fresco) e una di quelle adorabili bestiole ancora un po' mi mangiava tasca e biscotti. A Davide uno invece ha bucato una maglietta. Era una delle poche non già bucate dalle gatte.

Vicino alla stazione c'erano quelli più golosi, verso i templi, nelle zone meno frequentate dai venditori di biscotti, c'erano quelli più calmi che preferivano l'erbetta. Lontano dalla stazione erano anche più educati, facevano inchini più profondi e non ti assalivano. 

Questi cervi sono liberi e se ne vanno dove vogliono. Praticamente generazioni di questi animali si sono riprodotte nei pressi dei templi nutrite immagino da pellegrini e monaci. Il complesso di templi è abbastanza grande e risale a più di un millennio fa. Il tempio principale, con un enorme Budda all'interno, in origine era scintoista e poi è diventato buddista. Il Budda è molto grande ed è coperto da una struttura in legno ancora più grande. A volte ci si dimentica (soprattutto girando tra le vie commerciali piene di pubblicità insulse) di quanto sia antica e grandiosa la civiltà giapponese, non si studiano abbastanza queste cose a scuola e mi sento un po' ignorante di storia giapponese e asiatica in generale.

Dopo aver girato per i vari templi, siamo tornati alla stazione, non prima di essere passati a un 7-eleven a prendere delle cosine di riso.

Nel frattempo avevano riparato la linea che passa da Inari, abbiamo quindi preso il locale e siamo andati a vedere il tempio Fujimi Inari. Il complesso è enorme e si interpica sulla montagna. Avevamo mal interpretato la mappa, quando siamo arrivati a un belvedere (dove una signora ci ha indicato il monte numero uno di Kyoto di cui ho ovviamente dimenticato il nome) ci mancava ancora un mezz'ora di giro intorno al monte. Solo io e i ragazzi eravamo saliti fino a lì, era sera, abbiamo rinunciato. 

Comunque quello che ho visto mi è piaciuto un sacco, è il tempio più divertente che ho visto. È un tempio scintoista, anche se chiamarlo tempio è riduttivo. In basso ci sono degli edifici grandi e un tempio principale, ma poi salendo ci sono questi tunnel di tori rossi (nemmeno troppo affollati) e una miriade di tempietti, cappellette, statue, piccoli tori a caso, un accozzaglia di simboli affastellati uno sull'altro su tutta la montagna. Non capisco questa cosa di dover fare un milione di piccoli altarini con statue con bavaglini e tori appoggiati qua e là, devo approfondire la cosa. Comunque era bello e c'erano gatti che giravano, abbastanza socievoli.

Siamo scesi da una strada diversa e a un certo punto i vari altarini si mischiano con casette. 

Ritornati a Kyoto, abbiamo mangiato (ci siamo abbuffati) in un ristorante sushi a nastro trasportatore nel centro commerciale sotto la stazione.

Quindi bagnetto e nanna.

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Oggi giornata piovosa. In albergo prestano gli ombrelli.

  • Vantaggi della pioggia:
    • Pochi turisti
    • Non c'è caldo
  • Svantaggi della pioggia:
    • Ho fatto poche foto
    • Piedi fradici

Abbiamo preso il bus per il tempio d'oro, molto bello. Era una abitazione prima di diventare tempio, forse per questo non ci sono tantissimi tempietti come negli altri. Il tempio è bellissimo, su un laghetto molto zen.

Non pioveva tantissimo e c'era poca gente. 

Dopo il tempio d'oro abbiamo preso bie e treno e siamo andati a Arashiyama. Lì pioveva parecchio. Siamo andati nella foresta di bambù, molto bella e molto bagnata. 

Abbiamo quindi camminato lungo il fiume Katsura, abbastanza ampio, e siamo saliti su una collina sulla cui cima ci sono dei macachi.

Lungo il percorso c'erano vari aneddoti sulle scimmie e delle istruzioni su come comportarsi, ad esempio non bisogna fissarle negli occhi, puntare la macchina direttamente su di loro, stare a meno di 2 metri. In cima c'era una bella vista sulla città e monti circostanti e una casetta dove si poteva acquistare del cibo per le scimmie (banane, arachidi, mela). Le finestre erano ricoperte da una grata e le istruzioni erano di depositare il cibo e lasciare le scimmie prenderlo attraverso la grata con le loro manine, ma un paio di volte un macaco me lo ha strappato di mano prima che lo depositassi. C'erano dei piccoli, alcuni ancora attaccati alla mamma a prendere il latte. Tenerissimi. Erano comunque tutte un po' violente, soprattutto gli adulti contro i bambini se questi si accaparravano il cibo prima. 

Ogni tanto i guardiani uscivano con dei secchi di castagne e chiamavano le scimmie, alcune castagne venivano messo in una cassa con dei buchi per far fare un po'di esercizio alle scimmie. Quando una faceva la cacca sul piazzale, subito la toglievano.

Le scimmie comunque erano libere, c'erano delle cancellate intorno alla costruzione, ma era più che altro per non far entrare i cinghiali, perché le scimmie passavano tranquillamente oltre (tutta la collina è ricoperta da un bel bosco), ma chiaramente si concentravano intorno alla fonte del cibo.

Dopo aver ammirato per un po' le scimmie, siamo tornati verso la stazione passando per delle vie piene di negozietti per turisti con cibo e cianfrusaglie.

Io mi sono comprata delle calzine col pollice separato per potermi cambiare le mie dato che avevo i piedi completamente fradici.

Ritornati alla stazione di Kyoto, abbiamo preso il treno per Osaka e siamo arrivati che ormai cominciava ad imbrunire. Pioveva ancora molto.

Alla stazione di Osaka c'era una statua di Godzilla.

Siamo andati verso il canale passando per un'enorme zona commerciale coperta.

Le strade intorno al canale sono un tripudio di luci e suoni e colori. Ci sono palazzi con posti per mangiare a tutti i piani, dal baracchino che dà sulla strada fino a ristoranti più grandi. C'è una specie di gara a chi fa l'insegna più grossa e spettacolare: lanterne e scritte luminose giganti, granchi semoventi enormi, riproduzioni dei piatti serviti alte un piano, e poi enormi schermi pubblicitari con tanto di parole e musiche in una cacofonia di suoni, luci e colori. Poi giri in una stradina secondaria e ti trovi casette in legno, lanterne colorate, un tempio, così, a caso.

Abbiamo mangiato in un locale al sesto piano facendoci "buttare dentro" da un tipo sulla strada. Era un po' losco e c'era odore di fumo (in alcuni locali si può fumare) ma non esagerato e il kimchi servito come antipasto mi ha evidentemente anestetizzato un po'. Abbiamo mangiato okonomyaki. Dovevano essere un po' coreani perché secondo Davide la musica era K-pop (come si distingue dal J-Pop?) e mettevano il kimchi dappertutto.

Dopo un altro breve giro lungo il canale siamo tornati in stazione e quindi a Kyoto in albergo.

Mi sono fatta un bel bagno caldo e poi nanna (ho dovuto pure spiegare a un'altra occidentale che non si poteva entrare nella stanza della vasca col costume!)

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Diario di viaggio – le foto seguiranno – scusate gli errori, non ho riletto e il correttore automatico fa pazzie

Oggi ce la siamo presa comoda. Ci siamo svegliati con calma e abbiamo fatto colazione in albergo. La colazione non è compresa e costa 2200 ¥. Si tratta di un buffet nippo-europeo, con grande gioia di Filippo.

L’albergo ha stanze più ampie di quelle a Tokyo, anche se ugualmente prive di luoghi ove riporre la roba.

Abbiamo una matrimoniale e una doppia.

Dopo colazione non eravamo molto d’accordo su cosa fare, quindi ci siamo separati : Filippo e Luca sono andati a vedere il museo del treno, io e Davide siamo andati a vedere il Castello Nijō (Nijo-jo), costruito dal primo Shogun nel 1603. C’é una doppia cinta di mura di cui quella più interna è costituita da massi enormi e penso sia veramente indistruttibile. Ci sono dei bei giardini giapponesi con stagno e pietre e molti spazi verdi negli spazi che probabilmente ospitavano gli alloggi dei samurai e altri edifici ora spariti. Il castello in se è di legno. La struttura è interessante e bisogna entrarci togliendosi le scarpe. Non si può entrare nelle stanze (ma le porte scorrevoli aperte le lasciano vedere a sufficienza). Il corridoio che gira intorno a tutte le stanza è di legno e fa un cigolio che sembra un cinguettio quando la gente ci cammina sopra. Le stanze sono ricoperte di tatami con pareti in legno e carta, alcune hanno nella parte superiore delle decorazioni di legno intarsiato magnifiche e anche i soffitti a cassettoni delle stanze più importanti sono notevoli (diversi come stile dai soffitti europei). Le pareti di carta sono dipinte con scene raffinate di animali e natura, ogni stanza ha il suo tema e ogni volta c’è un qualche significato, tipo intimorire chi viene a chiedere udienza allo Shogun o simili. Le decorazioni sono abbastanza realistiche, a parte le tigri che non avevano mai visto quindi sono un po’ fantasiose. Le stanze dove lo Shogun riceveva avevano tutte la stessa configurazione : una stanza dove lui si sedeva su una pedana, stanza decorata con alcuni elementi caratteristici (una un'alcova sul fondo, con un bel pino dipinto, delle mensole disposte in modo sfalsato, una porta ornamentale a destra e un'alcova per la scrittura a sinistra), una seconda stanza leggermente più bassa (probabilmente potevano essere separate da pannelli scorrevoli ?) dove si sedevano quelli che venivano a chiedere udienza e poi altre due stanze (anticamera ? Alloggio ?) C’erano delle spiegazioni, ma c’erano troppi nomi strani non mi ricordo tutto. Comunque era interessante. Nella stanza delle udienze principale ci sono anche dei manichini vestiti come all’epoca per farci vedere come si disponevano nella sala.

Fuori dal palazzo ci sono anche delle imponenti cucine, ma non siamo potuti entrare perché c’era una mostra a pagamento.

Finita la visita siamo andati al luogo dell’appuntamento con gli altri due. Il problema logistico principale (al quale non siamo più abituati) è che per comunicare bisogna cercare un WiFi, per fortuna ce n’è a tutte le fermate. 

L’appuntamento era al palazzo dell’imperatore. I giardini sono abbastanza recenti (19° secolo). Davide è andato a vedere il palazzo, ma non credo sia entrato, io ero stanca e ho aspettato gli altri.

Una volta riuniti, siamo andati a vedere il tempio Kiyomizu-dera, un complesso buddista molto grande. Ancora non ho molto capito come distinguere i templi buddisti da quelli scintoisti a parte che su google maps i primi hanno la svastica (quella giusta) e i secondi un torii. Ci sono ovviamente alcuni elementi simbolici differenti ma poi è sempre pieno di templi e tempietti, ci sono delle vasche con l’acqua sacra, sono proprio ignorante in ritualità giapponese. I prossimi giorni farò più attenzione.

Comunque il tempio, o meglio l’insieme di edifici, è molto bello, in alcune parti si poteva entrare anche nella parte interna (senza scarpe). Gli edifici sono costruiti sul fianco della collina e di uno dei più grandi si poteva vedere la struttura di legno che lo sosteneva: sembrava tutta ad incastro, e imponente!

C’era una bellissima vista su Kyoto, peccato il tempo nuvoloso.

Dopo esserci riempiti gli occhi di tutte le meraviglie e piccoli particolari (come delle statuette tenerissime di buddini, credo fossero piccoli budda), siamo scesi per le stradine vicino al tempio, piene di turisti e negozietti. Abbiamo preso alcune cose non ben definite da mangiare camminando.

Abbiamo percorso due stradine graziose (Nineizaka e Sanneizaka), siamo anche passati attraverso un altro tempio, questa volta shintoista (ci sono troppi templi…) e siamo andati nel quartiere Gion, molto caratteristico. In alcuni punti non si potevano fare foto. Ci sono molti locali raffinati, molte casette tipiche, molti turisti soprattutto europei e molta gente vestita col kimono. Non so se ci sono  ancora le geisha. 

A questo punto ci siamo separati ancora, Luca e Filippo sono tornati subito verso l’albergo, io e Davide abbiamo ancora fatto un giro nel quartiere grazioso all’imbrunire.

Nell’albergo c’è anche la spa (cioè il tipico bagno caldo giapponese + sauna), separata uomini e donne. Ne abbiamo approfittato (tranne Filippo) e siamo andati a cena in un locale di ramen. In questi locali non parlano molto inglese e gli avventori sono tutti giapponesi, ma hanno dei pratici tablet per ordinare con foto e traduzione del menu. Anche questo locale ha qualche tavolo e poi i posti singoli con separazione. Su ogni tavolo acqua, bicchieri, salse varie, bacchette, ciotoline e cose da aggiungere ai propri piatti. 

Tornati in albergo abbiamo fatto una lavatrice, cosa che mi ha dato il tempo di scrivere un po'.

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Qui le foto del viaggio.

Qui il diario scritto per la trasmissione "3 Uomini in Barca" di Radio Popolare.

Noi 4 a New York

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In questa sezione c'è una collezione incompleta di ritagli di viaggio.
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